Si aprono le porte della SBV per Vasilisa in fuga dalla guerra
15-03-2022 12:36 - Le nostre news
Dalle paure della guerra, la storia di speranza di una giovane ballerina continua con noi.
Riportiamo qui il racconto di questa commovente storia grazie alle parole della giornalista Serenella Bettin che per prima ha voluto raccontarla.
Le prime cose che ha messo in borsa per fuggire da Kiev sono state le sue scarpette di danza.
Vasilisa ha 13 anni. Gli occhi verdi.
Il sorriso di una bambina con ancora tanti sogni. Cresciuta troppo in fretta per un'esistenza segnata dalla guerra, questa sera è arrivata alla Scuola di Ballo del Veneto, diretta da l'etoile Letizia Giuliani, di Spinea (Venezia).
Un viaggio durato cinque lunghi lunghissimi giorni.
La mail di richiesta di aiuto da parte della madre alla Scuola veneziana è arrivata lunedì scorso e faceva così: “Mi chiamo Giulia.
Mia figlia Vasilisa studia all'accademia di danza di Kiev di Serge Lifar nel dipartimento di musica classica.
Oggi siamo costretti a lasciare la nostra Ucraina. Possiamo continuare gli studi nella vostra Accademia?”.
Una mail secca. Dura. Senza tanti ripensamenti. Senza tempo. Mandata così. Di getto.
Che in pochi attimi ti cambia la vita.
Ve la racconto da ex danzatrice. Innamorata della vita. Che quando salivo su un palco tremavo.
La scuola dove studia la figlia è la più importante scuola di ballo in Ucraina.
Lifar oltre a essere un ballerino è stato uno dei coreografi più importanti del mondo.
La Scuola di Ballo del Veneto si attiva. La risposta è sì ovviamente. Anzi, hanno aperto la scuola di ballo anche a tutti i bambini ucraini.
Madre e figlia con il cagnolino scappano da Kiev. La sorella e il padre invece devono rimanere in Ucraina perché sono medici e c'è bisogno di aiuto.
Il marito dell'etoile Letizia Giuliani, Francesco Marzola, ballerino, ora in aspettativa all'Opera di Roma, organizza il tutto e ne segue tutto il percorso.
Minuto dopo minuto. Ora dopo ora. Autobus dopo autobus. “Sono a Ternopil – città dell'Ucraina occidentale – Hanno attraversato il confine in sicurezza stanotte”. “Ora vanno in Ungheria. L'autobus si fermerà a Trieste, la polizia registra chi arriva senza passaporto e visto”.
Ore 23.06: “Sono arrivate!”.
Francesco le va a prendere. Appena le vede gli sale un nodo in gola. Impossibile trattenere le lacrime.
Madre e figlia hanno due valigie, due borse e un cagnolino.
Per andarle a prendere e farsi aiutare con la lingua, si fa accompagnare da una allieva della scuola, di origini ucraine, che ha 12 anni.
Bastano pochi attimi. E il sangue del tuo stesso sangue lo riconosci dalla luce negli occhi. Quando i tuoi occhi incontrano i tuoi simili. Quando ti affidi e ti fidi di chi incontri.
Le due ragazzine entrano subito in sintonia. I racconti di guerra. La danza. La stessa passione. L'arte che le unisce in un connubio che altrimenti sarebbe solo una tragedia.
Per comunicare usano Google Translate.
Ora sono ospiti in una casa. Vasilisa vuole diventare qui ballerina professionista.
“The show must go on”, diceva un grande artista.
Riportiamo qui il racconto di questa commovente storia grazie alle parole della giornalista Serenella Bettin che per prima ha voluto raccontarla.
Le prime cose che ha messo in borsa per fuggire da Kiev sono state le sue scarpette di danza.
Vasilisa ha 13 anni. Gli occhi verdi.
Il sorriso di una bambina con ancora tanti sogni. Cresciuta troppo in fretta per un'esistenza segnata dalla guerra, questa sera è arrivata alla Scuola di Ballo del Veneto, diretta da l'etoile Letizia Giuliani, di Spinea (Venezia).
Un viaggio durato cinque lunghi lunghissimi giorni.
La mail di richiesta di aiuto da parte della madre alla Scuola veneziana è arrivata lunedì scorso e faceva così: “Mi chiamo Giulia.
Mia figlia Vasilisa studia all'accademia di danza di Kiev di Serge Lifar nel dipartimento di musica classica.
Oggi siamo costretti a lasciare la nostra Ucraina. Possiamo continuare gli studi nella vostra Accademia?”.
Una mail secca. Dura. Senza tanti ripensamenti. Senza tempo. Mandata così. Di getto.
Che in pochi attimi ti cambia la vita.
Ve la racconto da ex danzatrice. Innamorata della vita. Che quando salivo su un palco tremavo.
La scuola dove studia la figlia è la più importante scuola di ballo in Ucraina.
Lifar oltre a essere un ballerino è stato uno dei coreografi più importanti del mondo.
La Scuola di Ballo del Veneto si attiva. La risposta è sì ovviamente. Anzi, hanno aperto la scuola di ballo anche a tutti i bambini ucraini.
Madre e figlia con il cagnolino scappano da Kiev. La sorella e il padre invece devono rimanere in Ucraina perché sono medici e c'è bisogno di aiuto.
Il marito dell'etoile Letizia Giuliani, Francesco Marzola, ballerino, ora in aspettativa all'Opera di Roma, organizza il tutto e ne segue tutto il percorso.
Minuto dopo minuto. Ora dopo ora. Autobus dopo autobus. “Sono a Ternopil – città dell'Ucraina occidentale – Hanno attraversato il confine in sicurezza stanotte”. “Ora vanno in Ungheria. L'autobus si fermerà a Trieste, la polizia registra chi arriva senza passaporto e visto”.
Ore 23.06: “Sono arrivate!”.
Francesco le va a prendere. Appena le vede gli sale un nodo in gola. Impossibile trattenere le lacrime.
Madre e figlia hanno due valigie, due borse e un cagnolino.
Per andarle a prendere e farsi aiutare con la lingua, si fa accompagnare da una allieva della scuola, di origini ucraine, che ha 12 anni.
Bastano pochi attimi. E il sangue del tuo stesso sangue lo riconosci dalla luce negli occhi. Quando i tuoi occhi incontrano i tuoi simili. Quando ti affidi e ti fidi di chi incontri.
Le due ragazzine entrano subito in sintonia. I racconti di guerra. La danza. La stessa passione. L'arte che le unisce in un connubio che altrimenti sarebbe solo una tragedia.
Per comunicare usano Google Translate.
Ora sono ospiti in una casa. Vasilisa vuole diventare qui ballerina professionista.
“The show must go on”, diceva un grande artista.
[]
[]
[]
Collegamenti